Se proprio devo operare una contaminazione tra tempo e spazio, allora mi auguro una vita larga e profonda.
Larga, così che si contamini con ciò che è situato ai suoi confini. Una vita che occupi, espandendosi, l’intero territorio che le è concesso, andando ad assaggiare tutto ciò che, rimanendo al centro di se stessa, non potrebbe mai assaporare. In fondo è solo abitando ai limiti della propria terra che si conosce il diverso e lo straniero.
Una vita profonda, perché possa accedere, tuffandosi dentro se stessa, anche a tutto ciò che non è alla superficie, a ciò che non traspare e che solo non avendo paura degli abissi si può conoscere.
Voglio una di quelle vite infarcite di idee, pensieri, progetti, passioni, amori e relazioni, tutti spianati per la larghezza e penetranti sin nella profondità del mio essere, nell’istante medesimo nel quale sono vissuti.
Meglio così che una vita lunga, fatta di attimi superficiali in successione.