Come molte partite IVA ho ricevuto una pec nella quale sono invitata ad aderire al concordato. Desidero spiegare perché lo scritto ha suscitato in me due emozioni, spiacevoli entrambe. La prima l’umiliazione, la seconda il risentimento. Il testo integrale della email è leggibile al link https://www.silviamagnani.it/wp-content/uploads/2024/12/Immagine-2024-12-06-102244-1.png , la circolare alla quale si riferisce è consultabile al link https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/web/guest/normativa-e-prassi/circolari
Il primo spiacevole impatto è correlato alla umiliazione che ricevo nel non essere considerata come individuo, con una storia, anche fiscale e anagrafica, comunque ricostruibile. L’umiliazione è dovuta a tre diversi motivi. Il disconoscimento è infatti triplo.
Un primo è correlato alla mia realtà lavorativa. Sono da due anni pensionata per anzianità. Chi ritiene che nel prossimo anno io cerchi di aumentare il reddito derivante dalla mia professione pensa o che la pensione sia gravemente insufficiente alle mie necessità o che il pensionamento e la libertà dall’impegno pubblico (nel quale sono rimasta per più di 35 anni) mi rendano finalmente libera di dedicarmi anima e corpo all’arricchimento mediante la sanità privata. Trovo questo fortemente irrispettoso.
Il secondo è il non considerarmi nella mia realtà fisica e il misconoscere la mia professionalità. Per età sono inevitabilmente fragile, esposta a patologia, oltre che cronicamente, anche se non gravemente, malata. Come, per altro, con capire che il mantenimento della attività libero professionale seppur a regime ridotto è dovuto all’identificarsi profondamente di un professionista della cura col proprio ruolo? Identità che viene proseguita nella vecchiaia per conservare una integrità dell’Io che, proprio nella cura, si è strutturato. Continuare a fare il medico è un rivolgermi grato al mio passato, cogliendone e donandone i frutti, non un famelico delirio di guadagno per il futuro.
La terza umiliazione mi viene dal non considerarmi in una età nella quale l’attenzione si distacca dal mondo delle “cose” e del denaro per rivolgersi, con umiltà e anche timore, allo Spirito. La ricerca di Senso, che ha segnato tutta la mia vita, è in questo momento più pressante e necessita tempo, dedizione, incontri, meditazione. Pensare a un anziano che, nell’ultimo quarto della esistenza, non si appropri della propria vita generando un lascito di pensiero è di una società non laica ma corrotta (dal potere, dal denaro, dalla fama).
Vengo alle ragioni dell’offesa. Più legate alle contingenze.
Mi viene offerto di ravvedermi per non corrette dichiarazioni dei redditi redatte negli anni precedenti, ipotizzando un mio lavoro sotterraneo, in nero, come si dice, fatto a scapito della collettività. Negli anni nominati non si considera l’impatto della pandemia, che ha azzerato per sei mesi nel 2020 le mie entrate private (mentre continuavo a lavorare, per dovere, nel pubblico a rischio anche della vita), e molto ridotto i guadagni degli anni successivi, per la semplice ragione che ho diminuito il numero delle visite che posso fare nello studio, per riservare a ogni incontro 60 minuti, con pazienti non compresenti in sala di attesa e con adeguata disinfezione degli spazi e degli strumenti.
La mia preoccupazione sono sempre le persone, non faccio visite con pagamenti non fatturati, eventualmente controlli gratuiti o prese in carico pro bono. Il solo doppio sospetto che io abbia frodato il fisco (frode, parola che si oppone al lavoro etico del medico) sia percependo senza dichiarare, sia dichiarando il falso, mi smuove un sentimento anche di disgusto verso il sistema, sospettoso, giudicante, che dà come scontata la mala fede, generando distanza, diffidenza e impedendo ogni forma di solidale fiducia.
Non aderirò al concordato e sarò curiosa di un eventuale controllo fiscale, di come viene svolto, su quali basi i soggetti sono scelti. Dalla mia, a prova della correttezza delle mie dichiarazioni dei redditi anche del recente passato (sotto la media per figure professionali simili) ho una frattura del femore del 2021, che mi ha immobilizzato per otto settimane, una frattura della mano destra di quest’anno, che mi ha reso impossibile visitare per quasi tre mesi. Il mio fiscalista mi ha raccomandato di reperire i documenti di ricovero e le lastre. Sempre a mia difesa ho l’essermi iscritta tre anni fa a un percorso di laurea sostenendo 18 esami.
Potrebbero generare sospetto tre acquisti: ho sostituito 3 finestre di casa, vecchie di 40 anni, con finestre nuove a tenuta termica (in casa mia, ultimo piano, si gela). Ho acquistato, dopo 8 anni che non ne possedevo una, una utilitaria, la più bassa ed economica della casa che la produce, perché se non riprendo ora a guidare non lo farò mai più e l’autonomia fisica non è una certezza nel futuro. Infine, quando la autoclave dello studio si è rotta, ho investito ben 3.000 euro in una nuova macchina perché, anche se visito poco, la sterilizzazione di tutto ciò che viene a contatto del paziente deve essere garantita.
Concludo con l’ovvio: lo stato dovrebbe ringraziare chi fa la denuncia dei redditi e paga le tasse, ricercare i veri evasori con controlli sul territorio e non solo sulle persone dichiaranti, rendere detraibili quelle spese che siamo tentati di non farci fatturare per risparmiare sull’IVA (penso ai tanti artigiani nelle nostre case). Inoltre dovrebbe investire sulla sanità, che comunque i contribuenti finanziano, senza obbligare ad assicurazioni integrative, e valorizzare la scuola, fonte di cultura e di libertà.