C’è una grande differenza tra resistenza e resilienza. La prima è sia dell’uomo sia degli oggetti. Si resiste a qualcosa che vuole deformarci, farci cambiare, a qualcosa che ci colpisce, cercando di distruggerci.
Mi vengono in mente i disperati versi di resistenza amorosa di Catullo “sed obstinata mente perfer, obdura” (tu.. con mente ostinata sopporta, tieni duro) o i melanconici versi che Baudelaire rivolge alla propria anima, così piena di dolore da rendere necessario parlare alla sofferenza stessa, divenuta tutt’uno con lei: “Sois sage, ma Douleur, et tiens-toi plus tranquille” (sii saggio, mio Dolore e tieniti più tranquillo), con quella maiuscola che fa del Dolore la personificazione stessa del poeta.
La resistenza è silenziosa, ferma, ostinata sulla propria posizione, dura come sasso, là dove la resilienza è flessibile, adattabile, fantasiosa. La resistenza è dei forti, cose o uomini che siano. La resilienza è solo umana.
Ben diversa dalla elasticità, nella quale l’energia potenziale incamerata dalla deformazione viene restituita con il ritorno allo stato di partenza, la resilienza è la capacità di trarre dalla deformazione, dalla sofferenza, dalla sconfitta, strade diverse di comportamento, così che mai si ritorna al passato ma si avanza verso un nuovo stato di esistenza.
In questo momento difficile dobbiamo tutti, medici e pazienti, frequentare entrambe.
Resistere è ora non smettere di rispettare le regole di prudenza, prime tra tutte l’igiene delle mani e la distanza. Resistere è sopportare il disagio della mascherina, da portare sempre, calzata correttamente, e fare questo sempre, che si avverta o non si avverta una situazione come pericolosa. Non smettiamo di resistere anche se ci sentiamo al sicuro, con amici, addirittura in famiglia.
Più difficile è essere resilienti. Esserlo non è divenire un muro di gomma sul quale le norme e le preoccupazioni rimbalzano nella nostra indifferenza ma farci cambiare in modo creativo da esse, ricorrere alla fantasia per trovare nuove strade: per i nostri bambini, per i nostri anziani, per noi stessi. Riscoprire quella fantasia che la vita quotidiana ha tacitato per riuscire a resistere senza farci schiacciare, per rinascere da questa pandemia con uno spirito forte e rinnovato.
Auguriamoci tutti di saper essere resilienti e resistenti.