Il compito che una malattia psicosomatica assolve è principalmente quello di proteggere il paziente da una sofferenza. La disfonia psicogena è il sintomo di un malessere della mente che si riflette sul corpo perché non può in altro modo venire a parola.
Con il termine “vantaggio primario” in psichiatria si intende l’immediato beneficio che la produzione di un sintomo arreca al paziente. Questo beneficio è fondamentale per l’equilibrio del soggetto in quel momento della sua vita, in quanto è l’unica risorsa che egli trova per fronteggiare la situazione.
Il vantaggio primario
Afonia, fonazione in registro alterato, disartria volontaria non sono però paragonabili ad altre espressioni del disturbo psicosomatico. Esse infatti vanno a incidere profondamente sull’io vocale (la voce è espressione identitaria) e alterano in modo tangibile la qualità del comunicare. La disfonia psicogena non a caso sceglie di rendere impossibile la relazione per parole col mondo, turbando sia l’ambiente famigliare sia quello sociale.
Come tutti i disturbi somatoformi anche questo permette al paziente una manipolazione di chi con lui viene a contatto.
Questa manipolazione, termine al quale non va data accezione negativa, può identificarsi con il “vantaggio secondario”, cioè con quell’insieme di “benefici” che il malato ricava dalla propria situazione patologica.
Né il vantaggio primario né il vantaggio secondario sono volontariamente ricercati (in caso contrario saremmo di fronte a una simulazione). Essi sono messi in atto al solo scopo di autoprotezione e come tali devono essere considerati dal clinico.
Come aiutare
Mentre una paralisi, se espressione di un disturbo da conversione, non è ovviabile da alcuna manovra del medico (nessuno riesce a far camminare un paziente immobile nel suo letto), la disfonia psicogena, se messa in atto con registro alterato, è facilmente sanabile nel suo aspetto sintomatico con manovre di riposizionamento laringeo
Tali manovre eliminano il sintomo andando a rendere inattuabile il vantaggio primario.
L’automedicazione operata dal paziente viene così vanificata mentre il malessere della mente permane, questa volta privato di uno strumento di attenuazione.
Se poi la manovra viene attuata in presenza dei famigliari, l’esposizione del paziente è assoluta e la sua fragilità resa manifesta e non emendabile. Non c’è nulla che si aborra quando si sta male psichicamente che ammettere il disagio, farlo pubblico, soprattutto davanti a chi ci è più vicino emotivamente e che inconsciamente stiamo manipolando.
Il medico che opera un risanamento dal sintomo disfonia lascia intatto e irrisolto il malessere dell’anima che viene allo scoperto nella sua disperata impossibilità di essere espresso con parole.
L’importanza dell’ascolto esperto
La strada di guarigione passa dal riconoscimento della natura del disturbo, in questo la diagnosi e la sua comunicazione sono momenti di vitale importanza, ma si dipana obbligatoriamente nel faticoso compito di “dare parole” alla sofferenza, per incontrare ciò che è stato rimosso nella sua crudeltà, con la guida di chi sa sostenere e indirizzare il processo di svelamento.
La guarigione è un processo di consapevolezza, non dell’essere portatore di una disfonia psicogena ma della causa che l’ha provocata. Non si risolve eliminando il sintomo ma affrontandone, in situazione esperta e protetta, la causa.