Silvia Magnani

Dottore, mi dica, sono un soprano o un mezzo?

da | 17 Maggio 2021 | Articoli, Disfonia, Età adulta

Questa, con altre simili, è una domanda che spesso mi sento fare nel corso di una visita foniatrica. Una volta rassicurato il paziente sullo stato delle corde vocali, la curiosità di sapere la mia opinione sulla classificazione prende il sopravvento, lasciandomi interdetta. E’ come se un atleta, mostrandomi le gambe, mi chiedesse se deve correre i 100 metri o i 400 ostacoli.

Perché non si può chiedere a un foniatra se si è un soprano o un mezzo, o qualsiasi altro tipo di voce?

Classificare

La classificazione si basa su alcuni punti non discutibili: 1. l’estensione, da quale nota a quale arrivo senza incorrere in malmenage, 2. quali note sono in grado non solo di intonare ma di emettere con una buona dinamica (cioè in tutte le sfumature di intensità fruibili artisticamente, da un pianissimo a un fortissimo), 3. dove si posiziona l’ottava di comodità (il range tonale con le migliori dinamiche emesse al minor sforzo) e infine 4. dove è riconoscibile la zona fragile cioè quell’intervallo, che comprende il passaggio, nel quale le dinamiche si restringono e la qualità può decadere).

Ma tutto questo, anche se misurabile, al maestro di canto non basterebbe perché nella valutazione di una voce è fondamentale il giudizio percettivo e voci con valori simili nei medesimi parametri possono presentarsi come più o meno calde, brillanti, atletiche o interpretative, quindi capaci di adattarsi in modo diverso al repertorio.

La visita foniatrica

La visita ispettiva specialistica è utile nella classificazione ma non dirimente. Essa infatti, giudicando la massa e la dimensione longitudinale cordale con le caratteristiche del vocal tract sovraglottico non classifica ma pone un giudizio di compatibilità con la classificazione riportata. E’ proprio questo giudizio di compatibilità che va riportato all’insegnante di canto e, nel caso di incertezza, è da questo che insieme, foniatra e maestro, si procede a una analisi più approfondita, il foniatra mediante la fonetografia, il maestro con l’ascolto e la prova di repertorio e, se è il caso, con la stesura del tessiturogramma.

Riprendendo il paragone iniziale con l’atleta, incerto con quale disciplina confrontarsi, anche in campo artistico un certo tipo di apparato si presta a un dato utilizzo meglio che a un altro. Così come gambe corte sono tipiche dei calciatori, masse muscolari potenti al tronco e alle braccia dei lanciatori e gambe lunghe capaci di ampie falcate dei corridori, corde vocali di grande massa e lunghezza ragguardevole fanno pensare a voci gravi, così come vocal tract ampi e lunghi, e corde corte, sottili e di piccola massa a voci acute e agili. Occorre pensare però che, e qui vale ancora l’analogia con lo sport, che il corpo va testato nell’impresa e nessuno è arruolato nella corsa o nel lancio del peso solo per l’aspetto fisico, senza essere messo alla prova in campo. Per questa ragione il giudizio percettivo del maestro, associato alla fatica sostenuto nell’affrontare la parte, rimangono indicatori primari di classificazione nella voce artistica.