Le alterazioni della voce sono frequenti nell’infanzia e molto spesso poco riconosciute.
L’avverarsi di una disfonia funzionale in un bambino è un evento che ha le sue cause in un abuso vocale ripetuto
Erroneamente crediamo che la laringe infantile abbia le stesse resistenze organiche di quella dell’adulto. Essa è all’opposto un organo molto fragile.
Le ragioni di tale fragilità sono:
- l’immaturità del legamento vocale, fatto questo che priva le corde vocali di un sistema di ammortizzazione dei traumi adduttori (colpi di glottide, voce gridata, uso di registro alterato, ecc. );
- la ridotta componente muscolare, con un muscolo tiroaritenoideo povero di fibre e la conseguente scarsa resistenza alla fatica;
- la tendenza a reagire ai traumi contusivi con edema della sottomucosa;
- la presenza di episodi infiammatori recidivanti delle vie aeree superiori capaci di generare stati flogistici laringei;
- la mancanza di autoprotezione operata dal bambino durante gli episodi laringitici stessi, con grave rischio di cronicizzazione dell’infiammazione: un bambino non sa di essere disfonico, non è in grado di difendere la propria voce, parla, grida e urla che sia sano o abbia il mal di gola.
Sintomi di disfonia
I primi sintomi della disfonia sono dovuti alle caratteristiche della sottomucosa cordale (lassa e con scarsa componente cellulare), che si gonfia in conseguenza dell’abuso vocale.
L’aumento della massa, secondario alla risposta infiammatoria edematosa, produce riduzione delle frequenza fondamentale. La voce si scurisce, perde la brillantezza tipica dell’infanzia ma ancora non compare la fuga d’aria che è tipica del periodo successivo. Le lesioni prenodulari sono infatti molli, a larga base di impianto e facilmente comprimibili.
Alla risposta infiammatoria aspecifica segue, in un tempo variabile, l’organizzazione nodulare vera e propria. La presenza di noduli che aggettano al bordo libero cordale, ormai di minori dimensioni ma molto più resistenti, impedisce l’accollamento completo delle corde vocali in fonazione e la voce perde potenza e si fa molto più rumorosa e soffiata.
L’evoluzione del quadro, se non si mettono in atto misure terapeutiche, è verso l’ipotonia muscolare con ulteriore peggioramento della qualità della voce e della fuga d’aria. Il bambino per essere udibile dovrà forzare l’adduzione come se si preparasse a urlare e tale è l’impressione sull’ascoltatore: un piccolo che urla senza voce. Contrattura della muscolatura del collo, congestione dei vasi venosi accompagneranno lo sforzo.
Quando la diagnosi?
Nei primi mesi di disfonia l’aggravarsi progressivo della voce del bambino non genera di solito preoccupazione nei genitori e nei pediatri.
Solo successivamente, con la fuga d’aria intrafonatoria, la perdita di intensità della voce e i segni di raucedine, si ha la prima richiesta di visita. Non sono rari però i casi nei quali, il lento progredire della sintomatologia, impedisce alla famiglia di prestare ad essa l’attenzione dovuta e la diagnosi viene fatta solo perché alla voce malata viene richiesta una prestazione aggiuntiva, come cantare.
In questo caso l’invio viene fatto dallo stesso insegnante di canto che, non conoscendo il piccolo, ne coglie subito l’inadeguatezza fonatoria.
Nel periodo successivo alla diagnosi sarà poi lui il maggior alleato del logopedista. Permetterà al bimbo di utilizzare la voce in modo ludico ma protetto, educandolo all’ascolto e al rispetto del proprio strumento.